Il bagolaro è un albero dalle radici molto forti ed energiche in grado di deformare l’asfalto ed è infatti soprannominato spaccasassi. Pare, inoltre, che il legno di Bagolaro venisse usato nelle cave di pietra in forma di cunei inseriti nelle crepe e bagnati, aumentavano di volume spaccando letteralmente la pietra.
Il bagolaro viene utilizzato per realizzare mobili o attrezzi e dalla sua viene estratto il pigmento giallo usato in tintoria e per le pelli.
Intrecciando due rami si realizzava una frusta (in dialetto romagnolo parpignen) con cui i contadini incitavano gli animali da lavoro e che oggi si può vedere in spettacoli folcloristici utilizzata da personaggi chiamati s-ciucarèn (schioccatori). In molte parti d’Italia il bastone da passeggio, derivato a sua volta dal bastone dei pastori a manico ricurvo, detto bagola o bagolina, era realizzato in legno di bagolaro. In Calabria il suo legno veniva utilizzato in molteplici contesti, ad esempio per il bastone con cui il casaro rompeva la cagliata, nonché per i collari per ovini, caprini e bovini.
Il bagolaro è conosciuto anche con due nomi contrastanti tra loro: albero dei Rosari (perché i suoi semi rotondi venivano usati per realizzare rosari), e “Arcidiavolo”, perché secondo la leggenda, pare che Lucifero, durante la caduta dal Paradiso, stringesse in mano proprio un ramo di bagolaro. La prova è nella forma delle foglie dei rametti apicali che sembrano degli artigli di diavolo.
In estate la pianta produce dei piccoli frutti commestibili dalla polpa dolciastra che giungono a maturazione in autunno: con questi si possono produrre ottimi infusi in alcool e liquori che prendono il nome di celtide.
La grande produzione di semi e la loro facile germinabilità, fa sì che la presenza di questo albero sia tanto abbondante in tanti i parchi da essere ritenuta addirittura infestante. Può vivere fino a 500 anni.